Uve Sangiovese

Il Sangiovese è probabilmente il vitigno che meglio rappresenta la viticoltura italiana nel mondo

Diventato simbolo enologico della Toscana, base di vini mito che vanno dal Brunello di Montalcino al Nobile di Montepulciano, dal Morellino di Scansano fino, ovviamente, al Chianti ed al Chianti Classico, in realtà è coltivato quasi ovunque lungo lo stivale, tanto da coprire l’11% delle intere superfici vitate (53.865 ettari su 637.634), con una certa predilezione per il Centro Italia, specie Emilia Romagna e Umbria, e può sorprendere scoprire che la seconda Regione in cui per decenni stato è più presente era la Puglia.

Ma da dove arriva il Sangiovese? 

Difficile dirlo, perché i suoi tanti cloni rendono difficile definirne un’origine univoca.

Tra storia e mito, la narrativa popolare va risalire il nome a “Sanguis Jovis”, sangue di Giove, nome che gli deriverebbe da un monaco cappuccino del convento di Sant’Arcangelo di Romagna, alle pendici del monte Giove, durante un banchetto in onore di papa Leone XII, il quale chiese come si chiamasse il vino che i monaci gli avevano offerto.

A livello letterario, se ne trovano tracce ne “La coltivazione delle viti” di Gian Vettorio Soderini del 1590, che lo chiama “Sangiogheto”.

Da quel momento in poi tante sono le citazioni, sempre legate a studi di viticoltura toscana, ma è nel 1875 che la Commissione Ampelografica di Siena definisce il Sangiovese come la varietà più coltivata nel Chianti, continuandolo a chiamare Sangioveto.

Nello stesso periodo, la stessa varietà viene chiamata Sangiovese in Romagna: una differenziazione che si è ormai persa, mentre decine sono, negli ultimi trent’anni, gli studi sui differenti cloni di Sangiovese, alla ricerca di quello giusto per ogni territorio.

In termini degustativi ed organolettici, il Sangiovese è una varietà caratterizzata da un importante contenuto polifenolico, una discreta capacità di produrre alcol e da un profilo olfattivo da cui emergono sentori primari di prugna, ciliegia e mora, cui possono aggiungersi quelli derivanti dal legno in cui è maturato, come vaniglia, caffè e cacao. 

Ovviamente, le tecniche enologiche, sempre più varie e raffinate, fanno sì che al di là delle caratteristiche più riconoscibili, ricchezza aromatica e varietà di sapori è particolarmente variegata.